sabato 2 luglio 2011

Pellicola, acciaio e lignite

Eccoci finalmente arrivati alla prima parte del mio tour nelle idilliache lande (post-)industriali della Germania centrale. La meta di oggi e' la zona di Bitterfeld, nell'angolo orientale della regione Sachsen-Anhalt e a meno di un'ora di viaggio da Leipzig.

La regione di Halle (Leuna, Merseburg, Leipzig, Bitterfeld, Wolfen, Dessau, Mansfeld) rappresenta fin dagli anni venti uno dei centri propulsivi dell'industria mineraria (estrazione della lignite) e chimica (elementi, colori, pellicole fotografiche, cellulosa, fibre sintetiche) tedesca.
Sovente definita Chemiedreieck (triangolo chimico), Braunkohlerevier (bacino carbonifero) o semplicemente Mitteldeutschland (Germania centrale), numerosi sono gli eventi che l'hanno vista al centro della storia tedesca dell'ultimo secolo:
1) e' la principale roccaforte del partito comunista tedesco (KPD) durante la Repubblica di Weimar, che nel 1921 vi lancia l'Azione di Marzo (ovvero il tentativo fallito di scatenare una rivoluzione in Germania partendo da scioperi ed operazioni militari nella zona);
2) vede l'ascesa del monopolio del trust IG Farben (1925), che favorisce la presa del potere di Hitler, beneficia delle sue imprese belliche e produce a Dessau il gaz Zyklon B utilizzato per lo sterminio degli ebrei;
3) subisce la violenta depredazione di segreti industriali e capitale fisso da parte di Americani e Sovietici durante gli anni di occupazione post-bellica (es. la tecnica di produzione della pellicola fotografica a colori Agfacolor, inventata a Wolfen nel 1932);
4) e' protagonista dell'Insurrezione Operaia del 17 Giugno 1953, che ha tra gli operai chimici della zona i suoi sostenitori piu' coraggiosi;
5) diventa negli anni Sessanta uno dei settori piu' moderni ed innovativi (ma anche terribilmente inquinanti) della DDR. Con il motto "Chemie gibt Brot, Wohlstand und Schönheit" (1958) il regime incoraggia il raddoppio della produzione e la sostituzione delle importazioni di materie prime con materiali sintetici (es. la sostituzione del cotone con la fibra sintetica Dederon nell'abbigliamento);
6) e' testimone del lancio della Bitterfelder Weg (1959), la criticata campagna di Ulbricht per ridurre il fossato tra operai ed artisti („Greif zur Feder, Kumpel, die sozialistische deutsche Nationalkultur braucht dich!);
7) e' (suo malgrado) una delle principali motivazioni della dissidenza degli anni '80, che si coagula in parte attorno a tematiche ambientaliste, e del crescente dissenso della popolazione, che trova sempre meno sopportabili le conseguenze ambientali, paesaggistiche e sanitarie della produzione chimica.

Dopo la Wende, come ben possono immaginare i miei lettori, la maggior parte dei siti produttivi viene liquidata dalla Treuhand. La disoccupazione schizza al 15-25%, i giovani e adulti emigrano e le autorita' si sforzano di bonificare e riconvertire le enormi superfici lasciate libere dalla fine della produzione. In che modo?

La cittadina di Bitterfeld-Wolfen e' un esempio della soluzione numero uno: le aree in disuso vengono trasformate in "parchi industriali" dove incoraggiare il trasferimento di aziende tedesco-occidentali ed estere con bassi costi di affitti e manodopera, vantaggi logistici e un forte sostegno pubblico ed europeo. Inizialmente deludenti, i risultati cominciano ad arrivare nella seconda decade dopo la caduta del muro (senza poter risolvere il problema della disoccupazione, tuttavia). Nel nostro caso il P-D ChemiePark Bitterfeld Wolfen, fondato nel 2001 e che si estende tentacolarmente per ben 1.200 ettari, ospita oggi 360 aziende con 11.000 dipendenti.
Qui colgo l'occasione per visitare l'eccellente Industrie- und Filmmuseum Wolfen, dove una ex-dipendente mi introduce ai segreti della produzione delle pellicole fotogratiche della storica fabbrica AGFA Wolfen (1909, dal 1963 ORWO).

Ferropolis a Graefenhainichen e' invece un esempio della soluzione numero due: la trasformazione in aree culturali/ricreative. Dal 1957 al 1991 sede della miniera di lignite a cielo aperto di Golpa-Nord, nel corso delle due decadi successive gli scavi vengono trasformati in un grande lago artificiale, la penisola ripulita e rivegetata e tra la terra, l'acqua e il cielo viene plasmato un centro culturale comprendente un museo a cielo aperto (con cinque enormi macchinari in esposizione), un'arena per concerti e festival e suggestivi spazi per eventi sociali e aziendali.

Il viaggio a Wolfen e Graefenhainichen parte dal prodotto finale (pellicola fotografica) e risale a monte fino al procacciamento della fonte energetica necessaria a mettere i moto tutto il processo produttivo (l'estrazione della lignite per le centrali elettriche), intrecciandosi con la storia dei conflitti tra gli uomini che organizzano, svolgono e beneficiano di questo interscambio con la natura e le trasformazioni che esso imprime al paesaggio e all'ambiente.

Un viaggio affascinante che consiglio vivamente a tutti! I piu' fanatici possono prendere ispirazione dal percorso "Kohle / Dampf / Licht" e inoltrarsi alla scoperta di ben 14 siti di archeologia industriale della zona (centrali elettriche e idriche, villaggi operai, il paesaggio rimodellato delle vecchie miniere, mostre e oltre).

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